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RIFORMA PENSIONI COSA CAMBIA

Riforma delle pensioni 2023, cosa cambia
Tra gli argomenti fondamentali della legge di bilancio 2023, infatti, troviamo:
• la pensione anticipata con quota 103 – 41 anni di contributi e 62 di età – con tetto massimo
dell’assegno a circa 2600 euro (solo per il 2023);
• la proroga 2023 dell’Ape sociale;
• la proroga di opzione donna, con innalzamento dell’età a 60 anni (con lo sconto di 1 anno se si
ha un figlio e di 2 anni se si hanno 2 o più figli) solo per le categorie previste per l’Ape sociale;
• la nuova rivalutazione con percentuali più alte per le pensioni fino a 4 volte il minimo e
percentuali ridotte per gli assegni più alti;
• l’incremento transitorio delle pensioni minime a 600 euro per gli over 75.
La nuova quota 103, che rimanda l’entrata in vigore della legge Fornero e permetterà l’uscita anticipata dal
lavoro per i lavoratori con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Il tetto massimo dell’assegno è stato fissato
ad euro 2600.
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Vi sarà, come detto, anche la proroga dell’Ape sociale. Si tratta di una misura introdotta dalla legge di bilancio
2017 che prevede l’anticipo pensionistico riservato a determinate categorie di lavoratori, in possesso di
determinati requisiti contributivi e prossimi alla pensione. Per aver diritto all’Ape sociale nel 2023 occorre:
• aver compiuto i 63 anni di età;
• aver maturato almeno 30 anni di anzianità contributiva;
• aver cessato l’attività lavorativa sia come dipendente che come autonomo o parasubordinato in
Italia o all’estero.
Opzione donna, misura che anticipa la pensione delle lavoratrici al verificarsi di date condizioni. Anche per il
2023 opzione è stata prorogata, ma rispetto al recente passato ha subito delle modifiche sostanziali:
• per accedervi è necessario che le lavoratrici abbiano compiuto 60 anni di età e non più 58 come
in passato;
• resta fermo il requisito dell’anzianità contributiva, che deve essere pari a 35 anni;
• le madri con un figlio hanno la possibilità di anticipare la richiesta della pensione di un anno,
mentre quelle con due o più figli possono anticiparla di due anni.

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